Neri:
“Caro Corghi, la lettura del testo di dimissioni dalla DC del 1968 mi ha fatto molta impressione. Siamo oggi abituati a evocare la DC in uno sfondo acritico che va dal rimpianto alla nostalgia. Le sarei grato se mi informasse un po’ meglio, perché non posso pensare che le dimissioni siano arrivate improvvisamente, quasi per un colpo di fulmine. Del resto la DC era un partito composito.
Grazie
Giuseppe Neri”
Corghi:
Caro signor Neri, la sua lettera mi obbliga a riandare ad una stagione lontana ma di cui conservo intatte date, persone, eventi. Il 7 luglio 1967, come consigliere nazionale DC avevo scritto al segretario politico M. Rumor sui miei dubbi in merito all'indizione del congresso nazionale alla vigilia di elezioni politiche e pertanto di un congresso di parata elettorale. Le nuove generazioni di cristiani chiedono una DC senza miti, senza dogmi, senza servitù interne ed internazionali.
Il partito, scrivevo, deve disincagliarsi dalle incrostazioni clericali e porsi in una dimensione di ricezione degli apporti culturali e politici offerti da esperienze di base. Non chiude gli occhi il partito di fronte al maturarsi di coscienze con la spinta del Concilio ecumenico e delle lotte dei popoli poveri e a scelte non più compatibili col permanere di un partito di ispirazione cristiana...
All'interno del partito, nel frattempo, avevo lasciato la corrente di “Nuove Cronache” (fanfaniani) e con Bo avevo costituito “Terze Forze”, sempre nell’ambito della sinistra.
Il 27 luglio si tenne l'ultimo Consiglio nazionale per l'indizione del Congresso a Milano.
Nel mio intervento dissi che il congresso, organizzato a pochi mesi dalle elezioni, imporrà il silenziatore a tutte le critiche perché ogni dissenso non potrà che essere giudicato che un tentativo di indebolimento ai fini elettorali.
Il giorno successivo alla conclusione del Consiglio, l'On. Scelba mi invitava nel suo studio in via Barberini.
Del lungo incontro ho sintetizzato nella mia agenda gli 11 argomenti trattati. Il primo fu un giudizio negativo su Fanfani: Scelba mi ricordò una frecciata di Dossetti nei confronti di Fanfani: “Riesci una volta tanto a pensare senza il tuo personale interesse?”.
Pure negativo il giudizio su Moro.
“La DC dovrebbe mettere ogni militante al posto giusto e Moro non si trova al posto che la sua vacazione gli assegna”.
Positivo il giudizio su Rumor perché “malgrado le sue radici nel clericalismo vicentino, è andato man mano sciogliendosi da certi legami ecclesiastici e a considerare seriamente il tempo dell’autonomia del partito”.
Scelba distingue l'autonomia della Chiesa dei vecchi popolari da quella della generazione cresciuta durante il fascismo: “Ti ricordo che Sturzo fu due volte solo nella segreteria di Stato, come segretario del PPI: per Pio XII noi dovevamo apparire come dei liberali”.
Ma il punto dolente è sempre Fanfani, la sua prepotenza, la sua ostilità di fronte a chi non intende inchinarsi alla sua volontà..
Il discorso poi si muove sulla Sicilia, la classe politica siciliana ha assunto tutti i vecchi vizi del potere locale, c'è indubbiamente della corruzione ma questo non giustifica, agli occhi del partito, la tua solidarietà con l'azione di Danilo Dolci contro i dirigenti del partito come Mattarella e Volpe.
Il 16 giugno Scelba aveva trovato il mio nome tra i proponenti la candidatura di Dolci al premio Nobel per la pace. “Danilo è uno dei peggiori diffamatori del nostro partito…”.
Risposi che la mia adesione portava motivazioni culturali per la sua sofferta esperienza a far crescere una coscienza di pace, di non violenza, a difesa dei diritti. Non ho taciuto in sede di partito il mio disappunto per l’inclusione di parlamentari siciliani che non alimentavano la cedibilità verso la DC.
“Quindici giorni dopo Scelba mi mandava una lettera informandomi che Dolci era stato condannato... Ritornando al colloquio, Scelba a proposito del dialogo con i marxisti mi disse: “Lascia fare questo dialogo alla Chiesa. La lotta della DC contro il comunismo deve essere senza quartiere, se allentiamo la vigilanza mandiamo alla deriva il paese...Non ti lasciare irretire dalla cosiddetta contestazione dietro cui sta una manovra comunista”.
Sette anni prima Scelba era venuto a Reggio Emilia nella stessa giornata dei funerali di coloro che erano stati uccisi dalla polizia il 7 Luglio.
I funerali erano avvenuti nella mattinata con la partecipazione di Togliatti e di Parri. Al pomeriggio, in occasione dei funerali dell'On. Alberto Simonini, Scelba mi volle vicino mentre i volti della folla non erano certo benevoli nei suoi confronti.
Nel Novembre si tiene il congresso di Milano.
Che cosa dissi? “La sinistra DC deve prendere la via dell'opposizione per l'alternativa. In politica economica si tratta di portare avanti l'opposizione alla struttura capitalistica con una pianificazione che permetta alla classe operaia. di compartecipare alla gestione della vita del paese.
Noi non possiamo sentirci solidali con chi continua a martoriare il popolo vietnamita perseguendo la folle politica del contenimento ordito dal comunismo.
Senza questo discorso critico nei confronti degli Usa ogni nostro discorso solidaristico è retorico....
Ritengo compito della sinistra DC interpretare con coraggio l'ansia di rinascita morale e democratica che anima i giovani”.
Considero come Dossetti superato il Patto Atlantico in vista di progetto di pace e contro la minaccia atomica”.
La lista della sinistra DC venne decisa con la mia esclusione. Nei corridoi si vociferava che io stavo per entrare nella lista del senatore Parri (Indipendenti di Sinistra).
“Aggiornamenti sociali” (Febbraio 1968) scrisse che l'unica voce di sinistra all'interno della DC era quella di Corghi che mostra di essere su posizioni simili a quelle delle giovani leve della DC cilena.
A fine di Gennaio 1968, comunicavo alla stampa, dopo una serie di incontri, che era nata una nuova sinistra di alternativa nella DC:
Si andranno ripresentando in tutta la carica drammatica le motivazioni vere che avevano portato Dossetti ad abbandonare il partito.
Fra il 7 e il 26 febbraio ci furono incontri e sondaggi fra Firenze e Bologna in vista della formazione di una lista di candidature indipendenti di personalità cristiane e laiche per le elezioni al Senato. A Firenze mi incontrai con La Pira e il sindaco di Bologna Fanti. Nell’occasione Fanti propose una mia candidatura alla Camera come indipendente. La Pira assunse l’impegno di sondare gli ambienti vaticani attraverso mons. Dell’Acqua, mons. Pignedoli e parlarne con Dossetti e Piccoli. In un incontro successivo a Bologna, presenti sempre Fanti, La Pira, si discusse della mia candidatura come indipendente e con proprio simbolo, nel collegio senatoriale di Bologna centro. Fanti ne parlò al Card. Lercaro. Questi si compiacque del progetto, in genere, ma non ritenne opportuna la candidatura a Bologna.
Il 25 febbraio partecipai alla Assemblea nazionale dei gruppi spontanei di impegno politico a Bologna. In quella occasione mi rifeci all’esperienza che ero andato maturando fin dal 1966 con il collegamento delle riviste cattoliche progressiste. Nella discussione, anche su sollecitazione di W. Dorigo direttore della rivista “Questitalia”, affiorò la contrarietà ad appoggiare candidature della Sinistra indipendente.In questa sede ebbi modo di preannunciare le mie dimissioni dalla DC.
Il 1° marzo nella redazione di Cultura a Firenze, alla presenza di La Pira, scrissi la lettera, per porre termine alla mia lunga milizia nella DC.
Otto giorni dopo l’“Osservatore Romano” in un articolo firmato dal direttore Raimondo Manzini. Scriveva: “Corghi ha fatto una scelta passando dalla DC al comunismo evitando mezzi termini e sfumature”.
Reagii con una dura lettera che il direttore si guardò bene dal pubblicare.
In un incontro col sen. Parri a Roma, presente il prof. don Lorenzo Bedeschi, declinavo l'offerta di essere incluso fra i dieci senatori della sinistra indipendente.
Neri:
Posso chiederle come motivava le sue dimissioni nella lettera di commiato dalla DC a Rumor?
Corghi:
Della lunga lettera posso riportarle un brano che compendia il senso complessivo: “Dopo il Concilio è avvertita una distonia sempre crescente. Da una parte le tensioni ideali delle nuove generazioni, il dialogo nuovo della Chiesa col mondo, le assunzioni di responsabilità civili e politiche dei laici, dall’altra le strutture partitiche e statuali ancorate a visioni del passato e le classi dirigenti che non seguono la rapida accelerazione della società”.
Tengo a precisare che la lettera nacque in un contesto molto diverso dall’attuale. Ritengo comunque, nonostante tutto, valido il motivo ispiratore.
Neri:
Mi permetta di chiarire un dubbio: perché non accettò la candidatura a parlamentare nella Sinistra Indipendente?
Corghi:
Posso dirle con estrema sincerità che avevo fatta mia la proposta di La Pira di dedicarmi a problematiche connesse ai paesi del terzo mondo. In secondo luogo, e fu questo poi il motivo centrale, ritenni di dedicarmi allo sviluppo del movimento dei gruppi spontanei che mi avevano fatto sperare in un modo diverso di fare politica. Negli anni successivi lo scenario nazionale e internazionale si è profondamente modificato. Sia a livello politico che ecclesiale.